Cantare oltre, ma come?

Maggiore, minore, o…?
Come si cantano gli intervalli più ampi?
Come si può “arrivare” agli intervalli più impegnativi?

Corso di musica 7/43 – Fino all’ottava

A questo punto dovreste essere già in grado di individuare un intervallo di quarta ed uno di quinta, partite dal Do seguendo la scala, che note raggiungete? La quarta giusta (Do-Fa) è un intervallo di cinque semitoni, la quinta giusta (Do-Sol) di sette semitoni.

Intervalli di quarta in scala maggiore.

Per intonare la quinta giusta potete sempre usare la scala, aggiungendo un tono alla quarta, oppure potete sfruttare gli arpeggi; ogni arpeggio, maggiore o minore che sia, parte da una nota e tramite un doppio intervallo di terza arriva alla quinta giusta.

Gli arpeggi Maggiori o minori (m) dal MI al LA.

Le seste sono di due tipi, la sesta minore di otto semitoni, la sesta maggiore di nove semitoni; ora però contare i semitoni comincia a essere scomodo, possiamo fare riferimento all’intervallo di quinta giusta, che conoscete bene tramite gli arpeggi; diventa subito evidente che la sesta minore è una quinta giusta più un semitono, la sesta maggiore è una quinta giusta più un tono.

Seste Maggiori (M) e minori (m) raggiunte con l’arpeggio.

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10 capitoli – 43 paragrafi – 30 anni di esperienza

CAPITOLO 1
1/43 – Il pentagramma
2/43 – Chiave di violino
3/43 – Alterazioni
4/43 – Chiave di basso
CAPITOLO 2
5/43 – Toni e semitoni
6/43 – Intervalli di terza
7/43 – Fino all’ottava
8/43 – Scala e tonalità
CAPITOLO 3
9/43 – Valori e divisioni
10/43 – Punti e legature
11/43 – La misura
12/43 – Strutture ritmiche
CAPITOLO 4
13/43 – Tempo
14/43 – Pulsazioni
15/43 – Metrica
16/43 – Tempi composti
CAPITOLO 5
17/43 – Dinamiche
18/43 – Articolazioni
19/43 – Fraseggio
CAPITOLO 6
20/43 – Respirazione
21/43 – Impostazione
22/43 – Appoggio
23/43 – Registri
24/43 – Classificazioni
25/43 – Tono di voce
CAPITOLO 7
26/43 – Archi
27/43 – Pizzico e tastiera
28/43 – Legni
29/43 – Ottoni
30/43 – Aerofoni liberi
31/43 – Percussioni
32/43 – La partitura
CAPITOLO 8
33/43 – Soggetto
34/43 – Polifonia
35/43 – Tema e variazioni
36/43 – Appendici
37/43 – La forma
CAPITOLO 9
38/43 – Voce e teatro
39/43 – Il melodramma
40/43 – Il cinema

CAPITOLO 10
41/43 – Onda sonora
42/43 – Corda vibrante
43/43 – Velocità del suono

Qualche salto maggiore o minore

Cosa sono le terze, sono importanti?
A cosa servono e come si cantano?
Quante ce ne sono?

Corso di musica 6/43 – Intervalli di terza

Gli intervalli di terza sono quelli in cui si salta una nota: mentre per gli intervalli di seconda, toni e semitoni, i nomi delle note sono adiacenti, per le terze sono alternati: Do-Mi, Re-Fa, Mi-Sol, Fa-La, Sol-Si, La-Do, Si-Re.

Ecco le terze sulle note naturali, senza alterazioni.

Naturalmente le terze non sono tutte uguali, ce ne sono di molti tipi, ma noi lasciamo stare quelle più strane e ci concentriamo sui due tipi principali, la terza minore (min) e la terza maggiore (Maj). L a terza minore è un intervallo di tre semitoni, cioè un tono e un semitono, mentre la terza maggiore è di quattro semitoni, cioè due toni.

Su ogni nota, naturale o alterata che sia, si può costruire una terza minore o una terza maggiore, basta contare bene e raggiungere la nota alla distanza giusta.

Combinando due terze consecutive (una maggiore e una minore, o viceversa) si costruiscono gli arpeggi; ad esempio partendo dal Do si salta al Mi, poi dal Mi al Sol. Naturalmente anche di arpeggi c’è ampia varietà ma i principali sono l’arpeggio maggiore e l’arpeggio minore; la differenza è l’ordine delle terze, quella che cantiamo per prima dà il nome all’arpeggio.

Arpeggi di DO maggiore, DO minore, RE minore, RE maggiore, Mi minore.

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10 capitoli – 43 paragrafi – 30 anni di esperienza

CAPITOLO 1
1/43 – Il pentagramma
2/43 – Chiave di violino
3/43 – Alterazioni
4/43 – Chiave di basso
CAPITOLO 2
5/43 – Toni e semitoni
6/43 – Intervalli di terza
7/43 – Fino all’ottava
8/43 – Scala e tonalità
CAPITOLO 3
9/43 – Valori e divisioni
10/43 – Punti e legature
11/43 – La misura
12/43 – Strutture ritmiche
CAPITOLO 4
13/43 – Tempo
14/43 – Pulsazioni
15/43 – Metrica
16/43 – Tempi composti
CAPITOLO 5
17/43 – Dinamiche
18/43 – Articolazioni
19/43 – Fraseggio
CAPITOLO 6
20/43 – Respirazione
21/43 – Impostazione
22/43 – Appoggio
23/43 – Registri
24/43 – Classificazioni
25/43 – Tono di voce
CAPITOLO 7
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27/43 – Pizzico e tastiera
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31/43 – Percussioni
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33/43 – Soggetto
34/43 – Polifonia
35/43 – Tema e variazioni
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37/43 – La forma
CAPITOLO 9
38/43 – Voce e teatro
39/43 – Il melodramma
40/43 – Il cinema

CAPITOLO 10
41/43 – Onda sonora
42/43 – Corda vibrante
43/43 – Velocità del suono

Intonare le note, i primi passi

Come si cantano le note?
Quali sono i primi “passi”?
Quali sono i gradini della nostra scala?

Corso di musica 5/43 – Toni e semitoni

Con il termine intervallo intendiamo la distanza tra due note; l’orecchio relativo è l’abilità di collegare una nota alla successiva, dando origine ad una melodia. Il collegamento tra una nota e l’altra è un intervallo, sono gli intervalli che danno alla melodia una precisa sonorità. Gli intervalli si misurano in due modi, il primo più approssimato ma molto veloce, il secondo più preciso ma anche tecnico. Cominciamo dal primo metodo: si contano le note, incluse nota di partenza e di arrivo.

Alcuni intervalli: Do-Si (settima), Re-Fa (terza), Fa-Do (quinta)

Per distinguere più precisamente gli intervalli dobbiamo prima imparare l’intervallo base, attraverso il quale misureremo tutti gli altri, il semitono: è l’intervallo più piccolo, tra due note talmente vicine da non avere alcuna nota intermedia. Attenti, molti confondono il semitono con la nota alterata o con il tasto nero, ma non è affatto così! Il semitono non è una nota, ma sempre un intervallo tra due note, a volte entrambe naturali, come tra Mi e Fa, o tra Si e Do. Se le due note del semitono hanno nomi diversi si parla di semitono diatonico (Mi-Fa; Do- Reb), altrimenti si chiama semitono cromatico, cioè tra una nota e un’alterazione della stessa nota

Semitoni diatonici (in bianco) o cromatici (bianco-nero).

Usiamo il semitono come unità di misura: dal Do al Do# è un semitono, dal Do# al Re un altro semitono. Do-Re è un intervallo di seconda formato da due semitoni, e si chiama tono

Due semitoni formano un Tono. Eccone alcuni.

Con semitoni e toni formiamo la scala musicale, ad esempio da un Do a un altro Do; le scale sono tante, in base a come si combinano toni e semitoni, note naturali o alterate, ma tra tutte la più importante è senz’altro la scala maggiore; è talmente universale che quando si parla di “scala” senza specificare, si intende proprio questa; la scala di Do maggiore è composta da tutte le note naturali.

La scala di Do maggiore, Toni e Semitoni.

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CAPITOLO 1
1/43 – Il pentagramma
2/43 – Chiave di violino
3/43 – Alterazioni
4/43 – Chiave di basso
CAPITOLO 2
5/43 – Toni e semitoni

6/43 – Intervalli di terza
7/43 – Fino all’ottava
8/43 – Scala e tonalità
CAPITOLO 3
9/43 – Valori e divisioni
10/43 – Punti e legature
11/43 – La misura
12/43 – Strutture ritmiche
CAPITOLO 4
13/43 – Tempo
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CAPITOLO 5
17/43 – Dinamiche
18/43 – Articolazioni
19/43 – Fraseggio
CAPITOLO 6
20/43 – Respirazione
21/43 – Impostazione
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25/43 – Tono di voce
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39/43 – Il melodramma
40/43 – Il cinema

CAPITOLO 10
41/43 – Onda sonora
42/43 – Corda vibrante
43/43 – Velocità del suono

La chiave di basso serve davvero?

Una nuova chiave di lettura,
a chi serve e perché?
Ce ne sono altre?

Corso di musica 4/43 – Chiave di basso

Per gli strumenti più gravi, come contrabbassi, tromboni, fagotti, o per gli strumenti molto estesi come il pianoforte, esiste un’altra chiave molto utile, la chiave di basso o anche chiave di Fa. Le note di queste ottave non sarebbero comode da scrivere nel pentagramma con la chiave di violino. Le note in chiave di basso sono in posti diversi; sulla prima linea ad esempio non c’è più un Mi, c’è un Sol! La chiave di Fa è un simbolo che ricorda la lettera F, centrata proprio su un Fa.

La chiave di Fa (F) e alcune note in chiave di Basso.

Concentriamoci adesso su una nota speciale: il Do4, o “Do centrale”, che inizia l’ottava centrale del pianoforte. Il Do4 si scrive sotto al pentagramma in chiave di violino, sul primo taglio addizionale; quindi quasi tutte le altre note in chiave di violino sono più acute del Do4, sono scritte più in alto. Nell’esempio precedente, in chiave di basso trovate il Do4 partendo dal Fa3 e salendo fuori dal pentagramma, subito dopo il Si3, sul primo taglio addizionale. Quindi quasi tutte le note in chiave di basso sono più gravi del Do4.

In chiave di violino le note acute, in chiave di basso le note gravi

Il Do4 è come una “nota perno”, di solito ciò che è più acuto va in chiave di violino, ciò che è più grave va in chiave di basso; i due pentagrammi sono come l’uno la continuazione dell’altro; infatti in alcuni casi (come la notazione per il pianoforte o per i cori misti) vengono proprio sovrapposti, creando un sistema di pentagrammi


Oltre alla chiave di violino e alla chiave di basso esiste un terzo simbolo, la chiave di Do, che individua il Do4 (sempre lui!). Questa chiave ha ben quattro diverse collocazioni, a seconda della posizione prende anche nomi diversi. Tutti questi nomi sono legati alla classificazione delle voci adulte. La chiave di Fa inoltre può essere collocata anche sulla terza linea prendendo il nome di chiave di Baritono.

Chiave di Do (a), Soprano (b), Mezzo Soprano (c), Contralto (d), Tenore (e) e Baritono

Tutte queste notazioni sono rimaste col nome di setticlavio, o anche di “chiavi antiche” perché ormai non si usano quasi più. Servono soprattutto ad alcuni strumenti (“traspositori”) che vedremo più avanti.


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CAPITOLO 1
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2/43 – Chiave di violino
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CAPITOLO 2
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CAPITOLO 3
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21/43 – Impostazione
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33/43 – Soggetto
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38/43 – Voce e teatro
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CAPITOLO 10
41/43 – Onda sonora
42/43 – Corda vibrante
43/43 – Velocità del suono

Le alterazioni, cosa cambia?

Cosa sono le alterazioni,
come si chiamano, come si scrivono?
Soprattutto, a cosa servono?

Corso di musica 3/43 – Le alterazioni

Le note sono davvero “solo” 7? Ormai ne conosciamo tante altre, più acute e più gravi. Ora scopriremo che, anche all’interno di una sola ottava, le note non sono solo 7. Ne scopriremo delle altre che finora vi ho tenute nascoste. Ce ne sono altre cinque che non hanno un posto proprio sul pentagramma e nemmeno un nome proprio: sono delle derivazioni, delle modifiche delle 7 note di partenza, per questo si chiamano note alterate. Sono note intermedie, si trovano “a metà strada” tra le altre note, ma non tra tutte.

Le sette note (dal Do al Si) e le cinque note in più

Per modificare le note base si usano due simboli, le alterazioni, che si scrivono sul pentagramma appena prima della nota a cui si riferiscono: il diesis (#) sposta la nota verso l’alto (a destra, nel pianoforte), il bemolle (b) verso il basso (a sinistra, nel pianoforte). Ora impariamo un termine musicale: una nota senza alterazioni si chiama nota naturale; le note sui tasti bianchi del pianoforte sono tutte naturali, sono le nostre sette note di partenza senza diesis e senza bemolli; le note sui tasti neri invece sono tutte in qualche modo alterate

La stessa nota con due nomi diversi: DO# e REb; RE# e MIb

In alcuni brani musicali certe note sono quasi sempre alterate e invece di scrivere ogni volta davanti alla nota l’alterazione si mette un simbolo all’inizio del pentagramma, subito dopo la chiave; è un simbolo universale per tutte le note con lo stesso nome: un # sulla quinta linea, su cui si trova il Fa, significa che tutti i Fa, in qualunque ottava e a qualunque altezza, sono diesis.

A sinistra, il FA# in chiave. A destra, il SIb in chiave.

Impariamo un altro termine musicale: la porzione di musica che si trova tra due linee verticali si chiama misura, o anche battuta. Nei prossimi capitoli avremo modo di approfondire tutti i significati e i contenuti della misura, per ora ci basta sapere dove inizia e dove finisce: ad ogni linea verticale finisce una misura e ne comincia una nuova; la linea verticale si chiama linea di misura.


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43/43 – Velocità del suono

La chiave di violino e le 7 note

Le nostre prime sette note,
come si chiamano, dove si scrivono?
Come imparare a riconoscerle?

Corso di musica 2/43 – Chiave di violino

I nomi delle note sono sette, in italiano sono: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si. Vi consiglio di impararli bene, a memoria, anche in ordine inverso: Si, La, Sol, Fa, Mi, Re, Do. Per mettere le note sul pentagramma serve un simbolo, una chiave di lettura: vedremo che ce ne sono alcune, ma quella più diffusa e più utile è la chiave di violino, o anche chiave di Sol; il suo simbolo parte dalla seconda linea, dove appunto individua il Sol; dopo una piccola spirale si porta in alto curvando, scende diritta e chiude con un ricciolo.

La linea del Sol in evidenza (G, in inglese) e la scala dal Do (C) al Si (B)

Ora dovete imparare a leggere le note, ma come si fa? Serve ricordare dove si scrive una certa nota: il Sol è sulla seconda linea, dove inizia il disegno della chiave di Sol, la chiave di violino; il Do è sotto al pentagramma sul primo taglio; descrivete dove si trova una nota, poi ricopiatela senza il nome; serve solo esercizio e pazienza.

Due “ottave” complete…e qualche nota in più

Superato l’ostacolo delle prime sette note viene voglia di andare avanti: ricordate quante note si possono scrivere su un pentagramma? Solo tra linee e spazi sono nove, con due tagli addizionali sopra e sotto siamo arrivati a 19 note. Andiamo per gradi e impariamo un nuovo termine musicale: un gruppo di sette note si chiama ottava (già, proprio ottava, non settima); più avanti vedremo meglio il perché, per ora scopriamo solo che dopo il Si arriva un altro Do, più acuto del Do di partenza; quindo ora avremo un Do grave, sotto al pentagramma sul taglio, e un Do acuto, nel terzo spazio; e poi? Indovinato: un Re acuto, un Mi acuto, e così via, fino a un altro Do fuori dal pentagramma sul secondo taglio

Leggiamo qualche nota?

La lettura delle note è tutta questione di allenamento, all’inizio vi sentirete spaesati, lenti, ma nei prossimi capitoli vi accorgerete che le note…sono sempre quelle, solo rimescolate


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Il pentagramma – Il nostro spazio

Impariamo dove si scrivono le note,
il pentagramma, 5 linee, 4 spazi

…e molto di più!

Corso di musica 1/43 – Il pentagramma

Pentagramma significa cinque linee, sono cinque linee vicine e parallele; le linee si contano, per convenzione la prima linea è quella più in basso, mentre la quinta è quella più in alto. Tra due linee c’è uno spazio; gli spazi nel pentagramma sono quattro, si contano dal basso.

Cinque linee, quattro spazi. Ecco dove scriviamo le note.

Impariamo due termini musicali: per indicare l’alto si dice acuto, per indicare il basso si dice grave; nella parte bassa del pentagramma ci sono le note gravi, nella parte alta le note acute. Acuto e grave sono termini relativi: la seconda linea è più acuta della prima ma più grave della terza.

A sinistra le note più gravi, a destra quelle più acute.

Dove possiamo scrivere le note nel pentagramma? Abbiamo cinque linee e quattro spazi, quindi c’è posto per nove note. A volte però nove note non bastano, c’è bisogno di qualche nota in più; in questi casi il pentagramma viene “allargato” sia sopra che sotto con dei trattini, dei pezzetti di linea, che si chiamano tagli addizionali.

Dove sono le note?

Anche se non conosciamo ancora le note, sappiamo già descrivere dove si trovano. Una nota può essere sulla prima linea, sul terzo spazio, sopra o sotto al pentagramma, sul primo taglio addizionale, oppure sopra o sotto al secondo taglio addizionale…sì, per ora è complicato, più avanti vedremo che c’è un modo molto più semplice di descrivere le note.


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